Cosa succederà alla televisione nell’anno che verrà? L’annata televisiva che è appena cominciata ha un’importanza che non può sfuggire a tutti gli analisti dei media vecchi e nuovi. Questa annata è infatti chiamata a rispondere ad un quesito che, in parole semplici, si può sintetizzare così: la pandemia ha sconvolto il panorama dei media elettronici e il particolare rapporto fra tv e Internet, accelerando alcuni processi e rallentandone altri. Se la pandemia finirà, o almeno diventerà meno grave e pericolosa, quali di queste tendenze sono destinate a consolidarsi e quali a rientrare?
Il quesito non è limitato certo solo all’ambito comunicativo e digitale che più ci interessa. Lo si può declinare in altri contesti: l’invasione delle piazze con tavoli, ombrelloni e gazebo da parte dei ristoratori italiani è reversibile, o dobbiamo considerarla una duratura modifica del paesaggio, una gentrification a base di Spritz e di fettuccine, una permanente declinazione turistica degli ambienti storici?
Il periodo di garanzia televisivo, che è appena cominciato (metà settembre 2021), che appare – anche alle antenne sensibili della pubblicità – come un progressivo slittamento verso la normalità, deve destreggiarsi tra le novità introdotto dalla pandemia, una comprensibile nostalgia del passato, un desiderio profondo e inaspettato di coesione sociale. Infatti la pandemia ha rotto il piano leggermente inclinato su cui scorreva la tv generalista, che sembrava destinata a una lenta ma progressiva riduzione di centralità. Le esigenze di informazione, ma ancor più di contatto con la comunità, di solidarietà, di coesione, sono state brillantemente soddisfatte dall’insieme dei canali generalisti la cui funzione sociale e civica è stata esaltata, contestualmente ad un aumento notevole degli ascolti comprensibile in un popolo chiuso nelle proprie case. Contemporaneamente però la crescita della fruizione on demand (sempre meno via etere e via satellite, sempre più su protocollo IP, come documentato da AGCOM nella sua Relazione annuale 2021, Tavv. A2.1-25) ha accentuato la sua corsa e la sua presa sulle fasce più giovani della popolazione.
Adesso si torna massicciamente a lavorare fuori casa e gli ascolti, necessariamente, caleranno. Non ci sarà spazio per tutti questi partner: si troverà un nuovo assetto. È presumibile che non ci sarà a breve un effetto di sostituzione sulla tv generalista, che ha dimostrato una capacità di connessione e di coesione sociale certo iscritta nel suo DNA dagli anni Sessanta in poi, ma erroneamente sottovalutata.
Enrico Menduni